Sogno o realtà? La funzione dell’attività onirica

Sogno

Il sogno incute fascino e timore. Attrae e spaventa. E’ il tentativo di portare alla luce ciò che evitiamo di noi stessi e della nostra vita.

I sogni affascinano l’essere umano da sempre. In antichità venivano letti come messaggi di dei, demoni o spiriti. Premonizioni del futuro su cui si affannavano indovini e profeti. Nel corso dei secoli sono stati concepiti in molti modi diversi, catturando l’attenzione di filosofi e scienziati, artisti e letterati. Per arrivare ad essere riconosciuti, dalla psicoanalisi in poi, come fenomeni psichici, nella loro funzione rivelatrice degli aspetti più nascosti della personalità.

Ciò nonostante vi sono ancor oggi numerose resistenze nel concepire la realtà del sogno che spaventa, poichè apre le porte su di un mondo che sfugge alla mente razionale e mina il bisogno umano di sicurezza. Le neuroscienze riducono il sogno a scariche di impulsi nervosi, lasciando irrisolta l’esperienza onirica, con la sua complessità e i suoi significati. Mentre sopravvive, tra i più, una certa tendenza comune a considerare il contenuto del sogno come un qualcosa di distaccato, esterno da sé stessi, e a ricercare interpretazioni universali.

Gli elementi del sogno sono parti di sé

Ogni sogno appartiene in modo imprescindibile al suo sognatore e consiste in un’esperienza unica. Incarnata nella persona. Nella sua storia, nella sua esistenza e nella sua vita in quel dato momento.

Secondo la psicoterapia della Gestalt il sogno è “la via regia all’integrazione” (F. Perls). In esso gli aspetti della personalità non riconosciuti e dissociati si presentano per essere visti e assimilati. Si tratta dunque di un tentativo di riappropriazione delle parti di sé disconosciute e proiettate nei vari elementi di cui è composto il sogno, grazie ad un allentamento dei meccanismi di difesa che, durante lo stato di veglia, impediscono il contatto.

Nel sogno è racchiuso un messaggio esistenziale

I sogni dicono esattamente come si sta vivendo. Cosa manca nella propria vita, cosa si sta evitando e di cosa si ha bisogno per stare bene. Sono l’espressione più autentica della nostra esistenza. Più spontanea e libera da divieti. Sebbene la creatività onirica possa assumere qualunque forma ed esprimersi in infiniti modi, esistono dei copioni fissi. Un sogno che si presenta in modo ricorrente funge da “avvertimento”. Accende una spia su di un determinato conflitto, affinché venga affrontato e risolto. Infatti, sparisce quando la persona ne coglie il messaggio esistenziale e si assume la responsabilità della sua vita, mettendo in atto il cambiamento necessario per la propria crescita.

Il lavoro sul sogno

“Se una tigre entrasse in questa stanza proverei paura, ma se ho paura nel sogno vedo una tigre”. (J. L. Borges)

Per portare alla luce il significato di un sogno occorre abbandonare le regole della logica ed entrare nella realtà dei suoi paradossi, nelle sue figure, nella coloritura emotiva dei personaggi e delle scene. Nelle maglie della trama in cui è intessuto. Dare voce e forma agli elementi presenti, a quelli mancanti, ai vuoti.

La Gestalt propone un lavoro che va oltre l’interpretazione classica, per guidare la persona ad entrare direttamente in contatto con il suo sogno. In modo che possa riconoscerlo come una propria esperienza. A livello emotivo e corporeo, oltre che cognitivo. Non come mera fantasia, non come qualcosa di estraneo. Ma in quanto rappresentazione di sé e della propria vita. Così, mentre la nevrosi si nutre di forme di evitamento, la terapia invita a fare esperienza di contatto. A raccontare il sogno al presente, ad esempio, per sperimentare il qui e ora come unico tempo realmente esistente. Lasciando andare gli attaccamenti al passato e le anticipazioni sul futuro. A identificarsi con gli elementi del sogno, per reintegrare le parti rifiutate, superare conflitti emotivi, impasse e blocchi esistenziali. E cambiare il finale della propria storia.