Stare bene con se stessi: un esercizio pratico da applicare quotidianamente

Stare bene con se stessi? E’ possibile! Imparando a relazionarci con l’altro. Anche a costo di dire qualche no. 

stare bene con se stessi

Essere autentici e pienamente se stessi a volte ci risulta difficile! Così, il più delle volte, ci rinunciamo, rischiando di spegnerci lentamente negando i nostri bisogni. Ma annullare se stessi, il più delle volte, genera negatività. Capita che, poi, un giorno, inevitabilmente, ci si rende conto che si è dato troppo o si è subito tanto. Certo non si può pretendere che il cambiamento avvenga ad un tratto! Per quello è fondamentale determinazione e perseveranza.  

Quali sono i passi che ci portano ad essere assertivi

  1. Facciamo un bilancio della nostra situazione attuale: quali sono gli ambiti in cui tendo ad annullarmi o ad essere aggressivo? 

2. Capiamo quali sono i nostri obiettivi: come vorrei essere nelle relazioni? 

3. Quali possono essere i miei bisogni? Se il nostro vissuto è piacevole, vorrà dire che i bisogni sono soddisfatti. 

4. Quali sono i pensieri che affollano la mente quando ci mettiamo in relazione con l’altro? Alcuni possono essere giudizi verso noi stessi o verso altri, la paura di conseguenze negative, preconcetti. Ricordiamo che spesso sono proprio questi pensieri che governano le nostre azioni! 

La cosa importante è che abbiamo la possibilità di cambiare i nostri comportamenti, ma non quelli degli altri! Quindi, anche se abbiamo riconosciuto quali possono essere i nostri limiti (dati da pensieri, paure, credenze), teniamo in mente che solo noi abbiamo davvero il potere di cambiare le cose!  

Impariamo a trasformare in potenziale d’azione i pensieri che ci bloccano! 

La prima cosa da fare è riconoscere qual è il proprio modo abituale di funzionare. Possiamo, se vogliamo, prendere nota  a posteriori di tutto ciò che accade dentro di noi a seguito di un’interazione. Questo può essere utile per venire a conoscenza dei nostri vissuti più profondi  e dei bisogni ad essi legati. Soltanto dopo potrei chiedere a me stesso qual è il più piccolo passo possibile che mi avvicinerebbe a soddisfare un mio bisogno. Soltanto così si passa dall’essere reattivo all’essere proattivo, autoaffermando se stessi.