Sviluppo e apprendimento:aspetti psicologici

Tutti i sistemi viventi durante lo sviluppo evolvono. Crescendo, sviluppiamo e miglioriamo alcune funzioni, mentre perdiamo quelle che non esercitiamo più e che a livello strutturale risultano poco funzionali alla sopravvivenza.

Lo sviluppo è l’interazione tra i fattori genetici e i fattori ambientali, che “amalgamandosi” generano un individuo unico e irripetibile. L’apprendimento è un processo lento e graduale, ma legato allo sviluppo e viceversa. Ciò vuol dire tener conto sempre del grado di sviluppo del bambino e/o del ragazzo per favorire gli apprendimenti necessari.

Ecco perchè non è opportuno mai “sforzare” un bambino ad eseguire compiti per lui troppo elevati.

In passato lo psicologo Jean Piaget ha suddiviso lo sviluppo evolutivo in vari stadi molto rigidi e legati in ordine progressivo tra loro. Ma le fasi di Piaget sono davvero così rigide? Nel prossimo paragrafo analizzeremo la teoria stadiale di Piaget.

Sviluppo e apprendimento:aspetti psicologici

Secondo Piaget lo sviluppo evolutivo è diviso in varie fasi (v. Tabella n.1).

I primi tre anni di vita sono fondamentali nell’esistenza di un bambino per stimolare il pensiero, il linguaggio, le attitudini e le altre caratteristiche tipiche di questo periodo evolutivo. Ciò fa comprendere che le esperienze di apprendimento che facciamo incidono sullo sviluppo.

Questo è sicuramente vero! Le esperienze favoriscono l’apprendimento, ma è anche vero che le fasi di Piaget non sono così rigide. Perchè? Non tutti i bambini tra i 7 e i 12 anni si trovano necessariamente a vivere la fase delle operazioni concrete. Se qualche bambino ha avuto meno esperienze di apprendimento e meno stimoli è molto probabile che si trovi a vivere ancora la fase precedente, quella delle operazioni preoperatorie.

Al contrario potrebbe accadere che un ragazzino tra i 7 e i 12 anni sia in grado già di applicare dei ragionamenti astratti,vivendo in questo modo la fase delle operazioni formali.

Forse è il caso di fare uno sforzo per evitare di “etichettare” e di “ingabbiare” i bambini e i ragazzi in fasce stadiali così ristrette. Vale la pena sempre esaminare le reali potenzialità e/o le difficoltà del ragazzo.

Questo può aiutarci a capire che bisogna valutare la traiettoria di sviluppo del singolo ragazzo, riconoscendo che dietro l’individuo c’è comunque la persona.