La solitudine degli studenti drop out

Se perde loro (gli ultimi) la scuola non è più scuola.

                   È un ospedale che cura i sani e respinge i malati.

Don Milani
La solitudine dei drop out
La solitudine dei drop out

La solitudine degli studenti drop out ci pone di fronte ad un momento di grande riflessione psicologica. Gli studenti drop out interrompono il percorso di studi per diverse cause. Di seguito si riportano i casi di ragazzi che hanno abbandonato la scuola.

  • Ciro quindici anni lascia la scuola per accudire suo fratello che è malato e non ha tempo per studiare.
  • Lucia non sostiene l’esame di maturità perchè convinta di essere poco intelligente per frequentare la scuola.
  • Davide vive per strada e si guadagna da vivere in maniera illecita. Ha davvero poco tempo per pensare all’apprendimento!
  • Rosa vive un dramma familiare: ha un padre alcolista e violento. Questo le impedisce di essere serena.
  • Roberta vive in una casa famiglia e crede di avere un destino già segnato. Pensa che vivere sia davvero inutile. Inutile per lei è anche la scuola. Ogni volta che uno studente abbandona la scuola significa che la scuola perde, ma le perdite si sa, comportano una sconfitta amara per la scuola stessa.

La solitudine degli studenti drop -out è da condannare?

Sicuramente no! La solitudine degli studenti drop out non è da condannare. Abbiamo davanti ai nostri occhi ragazzi che urlano per dolore e sofferenza. Per questi ragazzi la scuola non è una priorità, ma un problema che si aggiunge ad altri e che non permette di uscire dalla solitudine giornaliera in cui si è immersi.

Gli studenti drop out interrompono il percorso di studi per vari motivi. Alcune volte a scuola lo studente deve misurarsi anche nello sguardo degli altri, che stigmatizza la solitudine e il disagio. Questa situazione crea attimi di profondo sconforto per l’allievo, il quale comincia a perdere fiducia nell’altro. In altri momenti, invece, la scuola mostra interesse solo per il ruolo di studente e non per il ruolo sociale (Maggiolini,1994). Ciò significa non sintonizzarsi con i vissuti dei ragazzi e non comprendere le loro difficoltà. Gli studenti drop out, tuttavia, prima di abbandonare la scuola sperimentano diversi percorsi di disagio e di disadattamento, che vanno accolti, compresi e seguiti.

Cosa può fare la scuola per rompere la solitudine dei ragazzi?

David Aspy e Flora Roebuck, sostengono che un insegnante efficace contribuisce alla riuscita dei ragazzi, compensando alcune volte anche un’educazione familiare carente. È fondamentale, quindi, che la scuola impari a leggere i segnali di malessere attraverso l’osservazione del comportamento, per poi intervenire in maniera adeguata. Solo se ascoltiamo la voce dei ragazzi, possiamo evitare di perderli.

La solitudine degli studenti drop out ha bisogno di speranza e autenticità. Diamo loro la possibilità di vedere la luce in fondo al tunnel della solitudine. Più censuriamo e più i comportamenti di devianza e di drop out diventano esplosivi. Ciascun studente possiede grandi abilità e attitudini. Perchè non farle emergere?

Cominciamo ad osservare i segni e i segnali di questi ragazzi. Chiediamo loro: chi sei e chi vorresti essere? Scambiamo opinioni senza scambiare i ruoli, perchè a scuola la relazione educativa si intreccia con l’apprendimento in maniera significativa. Utilizzando il dialogo educativo possiamo far emergere le parole giuste, per aiutare ad allargare gli orizzonti a chi orizzonti non vede.